Lo strumento derivato in finanza è un titolo che deriva il proprio valore da un’altra attività finanziaria, tipo un’azione, un’obbligazione, una materia prima, ad esempio il petrolio, ma che può essere anche un indice su azioni, valute, tassi d’interesse, materie prime, la quale costituisce il sottostante.
Il derivato è un prodotto finanziario caratterizzato da uno spiccato livello di complessità, solitamente adatto ad un investitore competente, dotato di alta propensione al rischio consapevole e, soprattutto, informato dei complicati meccanismi contrattuali alla base del funzionamento dello strumento. Viene utilizzato da moltissimi gestori di fondi comuni di investimento, o gestioni patrimoniali, per fini di copertura del rischio di portafoglio.
I contratti finanziari derivati vengono utilizzati normalmente per:
- la funzione di assicurazione o di copertura e trasferimento del rischio finanziario tra due parti;
- arbitraggio, cioè l’acquisto di un prodotto in un mercato e la sua vendita in un altro mercato;
- tentare una speculazione.
1-Copertura dei rischi
Chi acquista assume una posizione lunga, spera che il suo investimento si rivaluti nel tempo, ma si espone al rischio che nel tempo il prezzo di mercato diminuisca. Semplificando molto, un investitore fiducioso nel rialzo di mercato, che assume una posizione lunga acquistando un’attività “classica” come un’azione, un’obbligazione, un indice, può assicurarsi dal rischio acquistando contestualmente un diritto a vendere una analoga attività, al prezzo attuale.
Chi vende assume una posizione corta, stima che il prezzo futuro scenderà, in questo caso si espone al rischio di un rialzo del prezzo di mercato. Perciò chi vende è convinto in un calo del mercato, ed effettuerà l’operazione opposta, venderà cioè l’attività “classica” immediatamente ed acquisterà simultaneamente il diritto a comprare una attività analoga in futuro, ovviamente a prezzo più basso dell’attuale.
2-Arbitraggio
Un arbitraggio è un’operazione che consiste nell’acquistare un bene o un’attività finanziaria su un mercato rivendendolo su un altro mercato, sfruttando le differenze di prezzo al fine di ottenere un profitto. L’operazione è possibile se il ricavo che si ottiene supera i costi per il trasferimento del bene trattato da un mercato all’altro. L’intera operazione deve essere senza alcun rischio per l’operatore. Ricerca valore nel fattore “spazio”, cioè acquisto e vendita su due mercati diversi.
3-Speculazione
Nella finanza è la pratica di effettuare operazioni rischiose nel tentativo di ottenere un guadagno da fluttuazioni del mercato in tempi brevi.
La speculazione su strumenti derivati si realizza in prevalenza comprando o vendendo questi strumenti senza essere in possesso del relativo sottostante, cioè agendo allo scoperto.
L’interesse dell’investitore non è quello di avere a disposizione a una certa data e prezzo una quantità di valuta straniera o di materie prime, ma lucrare dalla compravendita del derivato.
Tipologia
Nascono nuovi derivati ogni giorno, con diversi profili finanziari e diversi gradi di sofisticazione. In gergo, vengono detti plain vanilla, che tradotto dall’inglese significa “semplice vaniglia” cioè contratti semplici, standard, mentre i contratti più complessi sono detti esotici. I più noti e diffusi sono:
futures;
forward rate agreement;
swap, soprattutto Interest Rate Swap e currency swap;
opzioni.
Mercato dei derivati
Il mercato italiano dei derivati è l’Italian Derivative Market (IDEM). Il primo mercato a trattare derivati fu il CBOT, il Chicago Board of Trade, fondato nel 1848. I derivati vengono negoziati sia in Borsa che fuori borsa, nei mercati “over the counter” e sono generalmente caratterizzati da leva finanziaria, cioè moltiplicatori di guadagno/perdita, rappresentando quindi strumenti finanziari di particolare rischio.
Inoltre, i mercati su cui vengono negoziati sono normalmente caratterizzati da liquidità molto minore rispetto al mercato azionario, in particolar modo per i derivati tipicamente “sartoriali”, come ad esempio gli swap, che vengono “confezionati su misura”. Vengono spesso concettualmente equiparati alle scommesse, più che a degli “investimenti”.