– Mentre le nuove infezioni del nuovo coronavirus in Cina e Corea del Sud sono diminuite notevolmente, il forte aumento in Italia ha portato a drastiche misure da parte delle autorità governative.
– Allo stesso tempo, la situazione del mercato petrolifero ha raggiunto il culmine, con la Russia e l’Arabia Saudita, impegnate in una aperta battaglia per le quote di mercato. In particolare i produttori statunitensi di shale-oil (olio di scisto) sono quelli che nel breve periodo saranno i più colpiti.
– Le preoccupazioni per la recessione in Europa e le distorsioni del mercato obbligazionario statunitense hanno portato ad un “selloff” (vendita indiscriminata, “panico”) di mercato.
Quella che stiamo vivendo in questi giorni è una delle situazioni peggiori per la nostra mente. Alimenta una delle nostre paure più grandi: morire di un virus (o di un veleno) sconosciuto, una malattia inguaribile che si diffonde “come la peste”. La crescita esponenziale dei contagiati crea una situazione di disagio profonda, alimentata dai “numeri in tempo reale” che vengono diffusi. Una crescita che sembra non aver mai fine, al termine della quale – non c’è scampo – moriremo tutti!
Al primo colpo di tosse ecco che il pensiero corre verso scenari devastanti.
Tuttavia, un gestore di portafoglio e un consulente hanno un vantaggio rispetto all’investitore individuale: non sono medici o esperti di virus influenzali e hanno paura come tutti. Ma sono – però – esperti di virus finanziari. E allora non confondono (o non dovrebbero confondere) la paura della pandemia con la paura di perdere soldi. Entrambe sono paure sbagliate, ma la seconda gestore e consulente la possono vincere.
Gestore e consulente sanno come andrà a finire sui mercati: “quando i mercati salgono sono tranquillo, quando scendono sono felice!”. Il gestore cerca le opportunità che in momenti come questo si dischiudono, grazie agli eccessi di reazione; il consulente fornisce all’investitore un messaggio semplice: i protocolli medici per il virus influenzale vanno seguiti scrupolosamente. I protocolli finanziari per i virus sui mercati vanno seguiti altrettanto scrupolosamente. Sono ben noti e largamente sperimentati (anche di recente). Funzionano.
Quando i mercati scendono tutti ci sorprendiamo. Come dice Taleb, esiste un prima ed un dopo. Dopo è tutto chiaro e il rischio non si percepisce più (crisi 2000, 2008, 2018). Siamo bravissimi a spiegare i perché del passato. Ma ogni volta che i mercati scendono con violenza è tutto nuovo, è diverso, si è rotto qualcosa … “questa volta” saremo capaci di uscirne? Sono solo le nostre paure.
Il mercato azionario “oscilla, tentenna, traballa … mentre sale nel tempo”. E questo è talmente normale da essere quasi banale. Ci si prepara ai “tonfi di borsa” prima che questi avvengano, definendo una precisa strategia comportamentale, che non accetta eccezioni. La musica che deve sentire l’investitore nelle parole di un consulente deve essere diversa da quella delle televisioni, delle radio, di internet. Il Consulente deve nettamente distinguersi. Sereno, sorridente, sicuro. “Perché sei felice?” – chiede il cliente. “Perché vedo le opportunità che ci sono per te. È questo il mio mestiere”, risponde il consulente.
Il Consulente Finanziario, il Gestore sanno che disinvestendo nei momenti di maggior crisi, si rischia di perdere occasioni di recupero.
Ma occorre uno sforzo maggiore. Bisogna spiegare all’investitore che disinvestendo non si rischia di perdere opportunità. È certo che le perdiamo. A me piace ricordare che “un portafoglio ben diversificato ha minusvalenze che vengono sempre recuperate”.
Allora è meglio restare fermi aspettando che avvenga il recupero?
No. È meglio muoversi. Chiedere a noi stessi quelli che a me piace chiamare “i comportamenti performanti”. Fare il contrario di quanto suggerito dalle nostre paure. Dunque, muoversi. Comprare progressivamente, svuotare quelle disponibilità in conto che sono eccessive. E investire.